Francesco Casagrande

Francesco Casagrande (1970 – vivente), mountain biker ed ex ciclista su strada italiano.
Citazioni di Francesco Casagrande
Citazioni in ordine temporale.
- Sicuramente il Giro del 2000 l'ho perso più io che vinto Garzelli. L'ultima settimana iniziai ad avere problemi al nervo sciatico. Nei primi chilometri della cronometro di Sestriere avevo una gamba quasi anestetizzata, non avevo sensibilità, forza; e lì ho perso la maglia rosa.[1]
- [Sulla squalifica al Giro d'Italia 2002] Lì è stato un vero sgarro per me. Stavo facendo una volata al GPM con un corridore colombiano e, senza volerlo, finii sulla destra verso la transenna. Lui entrò dentro tra quest'ultima e me, così il suo pedale si agganciò alla mia ruota, che di conseguenza lo fece cadere a terra. È stata una cosa non voluta e per me è stato uno strazio, perchè ho abbandonato il Giro alla fine, quarto in classifica. Poteva essere l'anno buono. A quell'epoca le immagini televisive erano anche poche. È stato un casino. Ne sono uscito straziato, sapendo di aver fatto una cosa senza volerlo.[1]
- [Sul Giro d'Italia 2000] Io il Giro l'ho perso sull'Izoard, il giorno prima. Se non c'era Pantani, Garzelli finiva a 2 minuti, invece è arrivato alla crono con 25". Marco quel giorno fece un capolavoro e soprattutto lo aiutò a tenere i nervi saldi. In certi casi, più delle gambe fa il panico. La squadra serve a quello. Ma lo stesso non mi sarei mai aspettato di crollare così. La mattina stavo bene. Feci la ricognizione. Poi la gamba diventò di legno. Mi sbloccai un po' dopo il Monginevro, ma pedalavo sapendo che stavo perdendo. Fu abbastanza deprimente.[2]
- Smisi e sparii perché ci rimasi male. Ero alla Naturino con Santoni, sicuri di fare il Giro. Invece non ci invitarono. Avevo lavorato bene, mi passò la voglia. Poi nessuno mi ha cercato, neppure a livello federale. Sicuramente non è piacevole, ma lo sappiamo bene come funziona questo ambiente. Qualche chiamata per fare il diesse nei dilettanti, ma volevo stare a casa. Sono rimasto in contatto con i vecchi amici. Con Bartoli e Petito, soprattutto. Devo dire che appena smesso, mi mancava l'agonismo. Mi misi a fare le mezze maratone, ma vennero fuori mille dolorini. Così diedi ascolto a degli amici e [...] mi tesserai amatore in mountain bike [...]. Non volevo fare l'elite, stavo bene così. Invece arrivò Celestino e ci mise lui lo zampino. [...] Non era male – sorride – fare un mondiale a 47 anni. In più l'ambiente della mountain bike non smuove tanti soldi e grandi interessi, sembra più genuino. Vedi bei posti, l'ambiente è familiare. [...] E nel tempo ho visto arrivare anche altri corridori. Failli, per esempio. E anche Paolini. Lui forse pensava di avere vita facile, invece un giorno mi disse: "Nando, si fa fatica qui, è impegnativo davvero!". E lo credo, Gerva! In Mtb, pronti via e sei già a gas aperto. È una guerra, uno sport individuale. Capisco perché Van der Poel e Sagan vanno così forte. Tornassi indietro, abbinerei Mtb a strada, ma ai miei tempi non si sapeva. Fai lavori di forza, ti abitui a stare tanto fuori soglia, impari a guidare la bici, potenzi il tronco, fai ritmo...[2]
- Quando correvo io la strada era un ambiente molto chiuso, ora invece la multidisciplina è diventata quasi la normalità. A me piace perché è un fenomeno in evoluzione. Vi siete accorti ad esempio di quanti corridori fanno anche attività podistica? Ai miei tempi era vista come il diavolo...[3]
- [«Perché secondo te non emergono più gli scalatori puri?»] Probabilmente perché la figura dello scalatore non esiste più, se lo consideriamo nell'etimologia di una volta. Ma io penso che non ci siano proprio più le categorie che conoscevamo: scalatore, passista, velocista... Oggi ci sono i vincenti, quelli che vanno forte dappertutto, in salita come in pianura. Questo sta cambiando tutto, grazie anche ai progressi tecnologici. Trovi gente che vince le corse a tappe e le classiche, che va via da lontano ma vince anche in volata. È un ciclismo diverso, io dico che è frettoloso: già a 18 anni vivi con la paura che nessuna squadra ti prenda, che non trovi la tua strada, sei quasi spacciato. A me non piace molto.[4]
Note
- 1 2 Dall'intervista di Lisa Guadagnini, Ciclismo, Francesco Casagrande: "Bartoli e Pantani i migliori della mia epoca. Rimpiango il Giro del 2000, la squalifica del 2002 uno strazio", oasport.it, 11 maggio 2020.
- 1 2 Dall'intervista di Enzo Vicennati, Quel giorno Casagrande ha sofferto per Roglic, bici.pro, 3 dicembre 2020.
- ↑ Dall'intervista di Gabriele Gentili, La gara, la paura, l'addio. Casagrande pensa al futuro, bici.pro, 15 ottobre 2022.
- ↑ Dall'intervista di Gabriele Gentili, Il fascino di San Sebastian, la nostalgia di Casagrande, bici.pro, 8 agosto 2024.
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