Alessandro Ferraioli
Alessandro Ferraioli o Ferrajoli (1846 – 1919), letterato, storico ed erudito italiano.
Iacopo Sadoleto
- L'ammirazione che i contemporanei ebbero per Sadoleto come scrittore e come uomo si è mantenuta inalterata per oltre tre secoli. Ma da poco tempo una critica più profonda ha diminuito assai i suoi meriti intellettuali. Le sue poesie sono state giudicate un elegante centone: la sua eloquenza degna di un retore del basso impero: la sua filosofia un aggregato incoerente di frammenti antichi mal compresi, soltanto pregevole per la moralità che la ispira. Più recentemente si è avuto sulle sue opere teologiche un accurato studio che ne ha mostrato gli errori fondamentali, la poca profondità, la insufficienza delle fonti; i suoi scritti pedagogici hanno avuto miglior fortuna. (pp. 215-216)
- Uno dei veri pregi di Sadoleto è la sua integrità in fatto di denaro. Ma si esce molto dal vero quando si afferma che, noncurante della ricchezza, aborrente dal chiedere, visse nella povertà; i fatti provano altrimenti. Pochi mesi dopo entrato ai servizi di Leone X, chiedeva al papa i seguenti indulti: 1º di poter conseguire quattro benefici con cura di anime e quattro semplici, anche incompatibili, più due canonicati, e due pensioni ecclesiastiche: ciò oltre i benefici già ottenuti o in aspettativa; 2º di essere dispensato per sette anni dal ricevere l'ordine presbiterale se taluno di quei benefici ne imponesse l'obbligo per statuto o per fondazione; 3º di essere dispensato dalla residenza per quei benefici nei quali fosse obbligatoria; 4º di poter disporre per testamento o per donazione di mille ducati di proventi ecclesiastici, ed altri privilegi di minor conto. E il papa, dichiarando che i meriti di lui lo rendevano degno che «petitiones tuas ... ad exauditionis gratiam admittamus», con bolla del 1º ottobre 1513 gli concedeva i desiderati indulti. (pp. 218-219)
- Nessuno, che io sappia, ha parlato di nepotismo ecclesiastico in riguardo al Sadoleto; eppure pochi prelati furono più nepotisti di lui. Egli volle che tutti i propri benefici restassero nella sua famiglia distribuendoli tra quattro nepoti di fratello, di sorella, di cugino. E ne diede loro anche altri, mercé il privilegio ottenuto da Leone X di conferire tutti i benefici della sua diocesi, tranne quelli riservati alla S. Sede privilegio esteso da Paolo III ai benefici dipendenti dalla sua chiesa titolare e da qualunque dignità ecclesiastica, ottenuta ed ottenibile da lui. (pp. 225-226)
La congiura contro Leone X
- Il cardinale [Alfonso Petrucci], fratello minore dell'espulso Borghese, nato in Siena nel febbraio del 1492 e destinato dal padre alle dignità ecclesiastiche, ebbe una accurata educazione letteraria da un valente umanista, Severo Varini, monaco cisterciense. Bello della persona, fornito di ingegno, difettava di buon senso e di equilibrio, né era immune da quella vena di pazzia che afflisse più o meno i figli di Pandolfo, a quanto sembra per eredità materna. Nominato da Giulio II vescovo a diciannove anni e cardinale a ventuno, per motivi politici e finanziari, non ebbe mai i sentimenti del suo carattere e del suo grado. Frivolo, dissipatore, dedito alle caccie, ai cavalli, ai cani ed a simili passatempi, dissoluto e, quel che è peggio, di animo inclinato alla crudeltà. Insieme ad altri cardinali giovani fu caldo fautore della elezione di Leone X; donde insaziabili pretese di ricompense e di favori. (pp. 9-11)
- Il ritratto del Sauli fu fatto dall'ambasciatore veneto alla vigilia del suo processo[1] con queste due righe: «Il Sauli è genovese; pratico di mercanzia come i suoi ed è buon mercante». E poco vi è da aggiungere, salvo l'elenco delle sue dignità e benefici ecclesiastici. Venuto a Roma giovanissimo, trovò presso Giulio II un favore che apparisce singolare non solamente per mancanza di meriti personali, ma anche di altre circostanze che avrebbero potuto supplirvi. Il fatto è che il giovane Bandinello il 5 ottobre 1506 fu nominato vescovo di Malta; il 6 maggio 1507, segretario apostolico; nel 1509 fu trasferito alle sedi unite di Gerace e di Oppido, e nello stesso anno comprò l'ufficio di Protonotario Apostolico, ottenne ricchi benefici e finalmente il cardinalato, 19 marzo 1511. (pp. 51-52)
- Come altri cardinali giovani, [Bandinello Sauli] fu caldo fautore della elezione di Leone X, ma ne raccolse ampio frutto. Dal marzo 1513 al maggio 1517, tra il vescovato di Albenga, pensioni, canonicati ed altri assegni, accrebbe la propria rendita ecclesiastica di almeno 10.000 ducati annui. Non si conosce che ne facesse alcun uso elevato; sembra però che vivesse pomposamente. (p. 52)
- È inesplicabile il motivo che valse ad indurre un uomo simile [il Sauli], tanto beneficato dal papa, di sagacia e cautela mercantile, a farsi complice del semipazzo Petrucci. Il Guicciardini ed il Giovio accennano al suo rancore per il negatogli vescovato di Marsiglia; ma tale spiegazione sembra insufficiente e futile, come giustamente osservò il Ciacconio[2]: forse vi è nascosto un mistero. (p. 53)
- Raffaele Sansoni, dal cognome materno detto Riario, fu nominato cardinale a 17 anni dallo zio Sisto IV, 10 decembre 1474, ed arricchito di rendite ecclesiastiche. Leggiero di carattere, di ingegno mediocre, di scarsa cultura, ma, secondo l'impulso dei tempi, fautore dell'Umanesimo, ha legato il suo nome alla restaurazione del teatro classico in Roma. Poco o nulla ecclesiastico di aspirazione e di costumi, ma essenzialmente gran signore, ne possedeva la cortesia dei modi, la magnificenza e all'occasione qualche capriccio. Viveva regalmente nel superbo palazzo da lui edificato presso S. Lorenzo in Damaso, circondato da una corte splendida, guadagnandosi con le sue larghezze una vasta popolarità. (pp. 53-54)
- [Raffaele Sansoni, detto Riario] Giunto ad età matura, prese ad agognare il papato, come era notorio sino dal secondo anno di Giulio II. Durante la grave malattia di questo, nell'agosto 1511, era annoverato tra i più papabili, e nel conclave del 1513 si persuase di toccare la mèta, sebbene non gli si riconoscesse altro merito che la ricchezza; ma fu deluso dalla elezione di Leone X, e ne fu ostensibilmente trafitto, senza abbandonare le sue aspirazioni. (pp. 54-55)
Note
- ↑ Fu processato con l'accusa di aver tramato, insieme col cardinale Alfonso Petrucci, l'omicidio, mediante avvelenamento, di papa Leone X.
- ↑ Alfonso Chacón, italianizzato in Alfonso Ciacconio (1540 circa-1599), storico, filologo e religioso domenicano spagnolo.
Bibliografia
- Alessandro Ferrajoli, Iacopo Sadoleto, in Il ruolo della corte di Leone X. Prelati domestici, Archivio della R. Società romana di storia patria, vol. XXXVIII, Roma, 1915.
- Alessandro Ferrajoli, La congiura contro Leone X, Miscellanea della R. Società romana di storia patria, Roma, 1919.