Pietro Capparoni
Pietro Capparoni (1868 – 1947), medico e storico italiano.
Giov. Battista da Vercelli, sifiloiatra squartato sotto Leone X
Incipit
- Una mattina d'estate, in Roma, sugli albori del Sec. XVI un ferale e spaventoso corteo, proveniente dalle prigioni del Campidoglio, per strada papale si avviava alla piazza di Ponte. Maestro Iacopo da Bergamo, il carnefice del tempo, con la lunga spada di giustizia appoggiata alla spalla e circondato dai suoi famigli precedeva una carretta sulla quale erano due condannati a morte denudati fino alla cintola, legati ad un palo ritto nel mezzo di essa, mentre un aguzzino con una tanaglia arroventata, tolta di quando in quando da un braciere ardente, andava strappando lembi di carne ai poveri martoriati. Cavalleggeri circondavano la carretta proteggendola dalla folla imprecante. Dei condannati uno eccelleva per il modo virile con cui sopportava i tormenti e per la fermezza dei suoi lineamenti. Questo calvario durò lungo tempo, giacché lo spaventoso corteo procedeva a passo d'uomo. Giunto che fu a piazza di Ponte, i miseri, che per gli atroci patimenti sofferti non avevano più effigie umana, furono fatti discendere. Ai nodi corsoi delle funi pendenti dalla forca, che in permanenza era drizzata sulla piazza, furono infilati i loro capi e dopo alcuni istanti i corpi penzoloni nel vuoto si contraevano nell'ultime convulsioni dell'agonia. Dopo l'impiccagione furono squartati ed i loro quarti appesi alla stessa forca vi rimasero tre giorni ad esemplare timore della popolazione. Giustizia era fatta! Il Pontefice [Leone X] in Vaticano poteva dormire tranquillo i suoi sonni, la congiura era stata sventata, i congiurati minori assicurati alla giustizia erano morti, mentre dei cardinali che l'avevano inscenata parte erano stati esiliati, parte imprigionati in Castel S. Angelo ed il capo di essi, gittato nell'orrida prigione di San Morocco, vi era stato strangolato.
Citazioni
- Nel 1517, dopo quattro anni dacché Giovanni de' Medici era salito al trono pontificio col nome di Leone X (1513-1521), fu scoperta una congiura ordita fra alcuni dei componenti il sacro collegio dei cardinali per attentare alla sua vita.
Il Bruto di questa, come lo chiama Gregorovius, fu il giovine e prodigo cardinale Alfonso Petrucci, figlio di Pandolfo, signore di Siena. [...].
Il card. Alfonso, benché nel conclave per l'elezione di Leone X gli avesse dato il suo voto, pure aveva concepito un odio violento contro la persona del Papa che, non essendosi più curato del voto da lui ricevuto, ed avendo dimenticato quanto il suo padre avesse fatto per il ritorno dei Medici a Firenze, aveva con una rivoluzione fatto cacciare da Siena Borghese Petrucci, suo fratello, ostile alla famiglia dei Medici per porvi a capo un suo fido, Raffaele Petrucci, vescovo di Grosseto, castellano di Castel S. Angelo e parente del cardinale Alfonso. Questi più volte aveva tentato di uccidere il Papa di propria mano, sia alla caccia che in concistoro, ma sempre gliene era mancato il coraggio. (pp. 3-4)
- Esecutore materiale del veneficio [di Leone X] il Petrucci propose Giovanni Battista da Vercelli a lui fido, chirurgo di gran fama a quei tempi e celebre per le sue cure del mal franzese, la cui grande pandemia, scoppiata in Europa circa un ventennio prima, aveva fatto strage. Si sarebbe fatto venire il Vercelli da Firenze, ove trovavasi, a Roma e con aderenze si sarebbe cercalo di sostituirlo al chirurgo papale Iacopo da Brescia per medicare la fistola anale da cui Leone X era affetto. Nelle medicazioni il Vercellese avrebbe dovuto porre veleno sulla fistola e cosi avvelenare il Papa. (p. 5)
- La prima notizia che abbiamo di Maestro Battista da Vercelli risale all'anno 1407. Il 21 d'aprile di quell'anno fu eletto priore del collegio dei chirurghi di Venezia Andrea Cammera di Modena. In quel tempo essendosi molti chirurghi licenziati lagnati di altrettanti, che avendo privilegi imperiali esercitavano pur non essendosi licenziati a Venezia, il Collegio chirurgico stabilì che tutti i chirurgi che volevano esercitare dovessero essere licenziati dallo stesso collegio. In questa circostanza si licenziò il nostro, che sull'atto viene chiamato: Magister Baptista de Vercellis miles cavadens. (p. 15)
- Non sappiamo ove egli [Giovanni Battista da Vercelli] abbia conseguito la sua laurea. Come piemontese avrebbe potuto aver studiato a Torino, ma dai registri degli addottorati in quello studio nel sec. XV nulla risulta. Quindi la grande università prossimiore alla sua città natale essendo Padova; si può molto fondatamente supporre aver egli colà ricevuto il suo pabulum scientifico, supposizione avvalorata anche dall'aver egli sempre adoperato il dialetto veneto, come risulta da alcune sue frasi riportate dagli altri imputati nel processo. La nostra supposizione però non può venir documentata, le matricole della facoltà degli Artisti dell'archivio universitario di Padova cominciando dal sec. XVI. Dal medaglione onorario che possediamo di Battista da Vercelli, e che si può credere dedicato a lui nel 1513, risultando egli uomo fra i quarantacinque ed i cinquanta anni (ed i medici di quel tempo addottorandosi fra i 20 ed i 25 anni) egli avrebbe conseguito il suo diploma fra il 1488 ed il 1493. In chirurgia egli si era specializzalo nell'operare le ernie e le fistole e nell'estrarre la pietra dalla vescica. (p. 19)
Bibliografia
- Pietro Capparoni, Giov. Battista da Vercelli, sifiloiatra squartato sotto Leone X, Estratto dal Bollettino dell'Istituto storico italiano dell'arte sanitaria, Anno I, n. 1-2, novembre-dicembre 1921, Tipografia F. Centenari, Roma, 1921.
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